Corriere della sera: se le edicole si trasformano in minimarket
Alimentari, bevande ed eventi culturali. Si diffonde la rete sul modello parigino. Dodici chioschi cittadini pronti al restyling.
La rivoluzione delle edicole parte da Milano, dove lo scorso dicembre è stato inaugurato il primo punto vendita di giornali e molto altro, rifornito anche di generi alimentari di largo consumo, prodotti gastronomici e servizi alla persona. L’ambizione è di diventare un po’ drogheria e un po’ riferimento di quartiere, persino un presidio culturale che promuove artisti emergenti e proietta video, il tutto impreziosito da un restyling dei chioschi dell’architetto Martina Valcamonica.
L’edicola-pilota si trova in via Bocconi, angolo viale Bligny, e fa parte della rete «Quotidiana», un network in espansione composto da 12 chioschi ispirati al modello parigino: compri il giornale e magari fai la spesa, o viceversa, a maggior ragione se il supermercato è distante e la voce e della coscienza dice «prossimità». Vino? Presente, meglio se abbinato a una lasagna. In casa mancano sale e biscotti? Qui li trovi. Devi pagare una multa? Prego. Positive le prime impressioni dei clienti: «Un progetto originale, all’inizio ero un po’ stupita ma tutto questo ha un senso — dice una signora dopo l’acquisto del Corriere —, finita l’emergenza prevedo molto movimento». Un’altra voce: «Contenta che l’edicola sia ripartita, era un luogo di ritrovo, ed è un’ottima idea quella di aprirsi al pubblico commerciando un po’ di tutto».
Il ripensamento dei punti vendita non insegue il sensazionalismo, ma è espressione di un mercato dove le quote dell’informazione digitale, pirateria compresa, sono aumentate a scapito della carta stampata. «Resa» è il termine che indica l’invenduto. Resa è stata anche quella di molti edicolanti che negli ultimi vent’anni hanno issato una bandiera bianca: all’alba del Duemila, in Italia, erano 36 mila; ne sono rimasti circa un terzo. Milano resiste, ma nell’ultimo lustro ha perso un centinaio di esercizi. «Nel 2020 non è andata meglio, i fatturati sono calati del 30% — commenta Andrea Innocenti, presidente del sindacato autonomo giornalai. Chiediamo il rafforzamento del credito d’imposta, un bonus edicola anche per i1 2021 e investimenti a fondo perduto per la ristrutturazione».
La sopravvivenza passerà dalla diversificazione dell’offerta. «Il connubio tra editoria e alimentari sta funzionando, ma non guardiamo solo al business — precisa Edoardo Scarpellini, amministratore delegato del gruppo MilanoCard, che promuove il format di Quotidiana —. Puntiamo a luoghi di incontro e di fiducia, garantendo insieme ai nostri partner anche un catalogo per la ricerca di figure come babysitter, giardinieri, elettricisti e fisioterapisti».
Rialzare le serrande significa inoltre riqualificare un’area urbana, assicurare al comune il pagamento del canone per l’occupazione di suolo pubblico e creare posti di lavoro: «Sicuramente una quarantina, che aumenteranno con l’acquisizione di altre edicole lungo la cerchia della circonvallazione interna, a breve inauguriamo quattro dei primi nove punti vendita. Arriveremo a 12» chiude Scarpellini.
In questo generale processo di riconversione, decine di giornalai milanesi hanno sposato il progetto «sportelli di quartiere», ottenendo da Palazzo Marino l’abilitazione per il rilascio dei certificati anagrafici. Qualcun altro si è rimesso in carreggiata fisicamente, su Apecar, distribuendo i giornali anche nelle zone orfane di edicole: al volante c’è Andrea Carvini, che dal suo chiosco di via Plinio contribuisce a guidare la rinascita di un mondo che vuole continuare a farsi carico dell’informazione.
Cibo per la mente.
[Trascrizione dell’articolo pubblicato su Il Corriere Milano il 10/01/2020]