Il Foglio: edicole che hanno un futuro. Storie milanesi di carta e non solo quella.
Milano è così. Natal risveglia l’uvetta e il candito che di norma se ne stanno ben nascosti sotto una scorza professional.
Così anche adesso, o soprattutto adesso, che di belle storie c’è fame e astinenza, a Milano le trovi, per strada peraltro, come i funghi di Marcovaldo. Ti capita di passare dalla pasticceria Cucchi per un caffé “storico” e per fare due chiacchiere in coda mentre aspetti di sederti in veranda – all’aperto, sì, anche a Milano si può – con una fetta di panetun e ti trovi davanti una piccola astronave in legno e acciaio. Piccola, sì, che non tutta la Milano che splende è Milano che sale, ma tosta, perché le qualità degne di nota ce le ha tutte: prima di tutto è un’edicola. E se un’edicola si fa bella e dà luce a una piazza – nello specifico, siamo in piazza della Resistenza partigiana, angolo tra via De Amicis e corso Genova – siamo entrati davvero nel migliore dei futuri possibili, visto che su narrazioni tragiche di edicolanti condannati a chiusura – dal digitale, dall’analfabetismo di ritorno e da parecchie altre cosette gestionali e distributive dell’editoria – si rattristano tutte le regioni italiane da oltre dieci anni. Secondo poi, questa astronave è quasi tutta in legno, finita in acciaio color antracite, aperta di giorno, come un mercatino di Merano, accogliente come uno chalet, e chiusa di notte ma non del tutto, che piccole vetrine mostrano, ben protetti, libri e riviste patinate a ingolosire l’acquirente di domani.
Questo significa che l’edicola è sostenibile, anzi tre volte ecosostenibile: per l’ambiente, per chi ci sta dentro tutto il giorno, tra troppo freddo e troppo caldo (il legno è “materiale igroscopico, in grado di assorbire e rilasciare l’umidità dell’ambiente circostante, rendendo l’abitabilità dell’edicola piacevole e salubre”), e per il milanese che la osserva da fuori ammirato. Terzo, e come poteva essere altrimenti a Milano, è firmata: l’ha progettata lo studio tirolese Rubner Haus, di Chienes, Bolzano, su progetto di architetti vicentini, i Barban Cappellari ovvero ABC. Quindi siamo a posto: il logo c’è, l’anima fighetta è salva, e pure il vintage fa la sua parte. Perché l’obiettivo, con questo progetto che ha visto di mezzo anche il Comune di Milano, era quello di non perdere lo spirito del chiosco del giornalaio: le prime edicole italiane, che vendevano anche guide e fiammiferi (per dire che anche sull’ibridazione del punto vendita ci eravamo già portati avanti), sono nate nel 1861 in piazza del Duomo e in piazza San Babila, prima a dar via testate per strada c’erano solo gli strilloni. La guardano tutti, l0edicola di Simone e Omar, moglie e marito, soprattutto gli studenti – e in questa zona, nonostante il Covid, le matricole sono autorizzate a frequentare sia la Cattolica che la Bocconi e hanno bisogno di belle cose di cultura da guardare: “Son stati soldi ben spesi”, ci dice Omar, “La Rubner Haus ha donato a Milano il corpo centrale e noi abbiamo aggiunto la parte esterna, cosi se piove i clienti non si bagnano e c’è spazio per l’esposizione di dvd d’antan (per cui l’edicola è famosa a Milano e dintorni), giochi e ritiro ordini online, aggiunta necessaria perché oltre che bella un’edicola dev’essere funzionale, come Milano. In tutti i casi, un investimento indovinato, sa in qualità che per design”.
Ma il rilancio delle edicole a Milano non si ferma allo chalet. A proposito appunto di ibridazione del punto vendita, si è pensato di mettere accanto ai giornali anche gli alimentari e un centro servizi il più completo possibile, così se cerchi una tata puoi chiedere finalmente anche a un essere umano oltre a digitare su Google. Il progetto si chiama “Quotidiana” ed è questo il nome che si trova anche in cima all’edicola pioniera, in via Bocconi angolo viale Bligny: anche qui il restyling architettonico ha fatto la sua parte e la sostenibilità pure, dato che presto ci sarà anche lo spazio di ricarica auto, moto e bici elettriche. E’ in previsione una rete, promossa dal Gruppo MilanoCard, che ha avviato l’acquisizione di dodici punti che diventeranno gemelli, tutto per ora lungo la cerchia della circonvallazione interna, e poi di altri 38. I giornalai nuovi di zecca saranno parte di un format che prevede che oltre a diventare, o rimanere, il punto di riferimento “sotto casa” per il quotidiano o la rivista preferita, di fare la spesa in un paniere di oltre 320 differenti tipologie di prodotti alimentari. I milanesi sognano il “negozietto”, insomma, di matrice, più che romana, umana e di cui una volta anche i quartieri del centro di Milano erano ricchi. Non basta: il progetto “Quotidiana” ha messo in conto che chi è solo o ha troppo da fare avrebbe trovato comodo scendere giù un attimo all’edicola e vedere se mi trovano una baby sitter, un badante o un elettricista, senza stare ore in attesa al telefono (se smartphone o pc è magari troppo anziano per manovrarlo a dovere). E l’edicolante di Quotidiana, aiutato da realtà del terzo settore milanese come Spazio Aperto e VestiSolidale, ce la dovrebbe fare. Entro fine gennaio ne saranno aperte altre tre: piazza Lavater, piazza Lega Lombarda e via Morrone: molto motivi in più, ce ne fosse bisogno, per uscire di casa a comprare il giornale e a viversi un quarto d’ora del proprio quartiere.
[Trascrizione dell’articolo pubblicato su Il Foglio, riportato di seguito]